Luigi Balugani - L'esploratore Dimenticato

Nell’elenco degli esploratori italiani il suo nome non figura. L’architetto bolognese Luigi Melchiorre Balugani ha avuto una vita breve e un destino sfortunato. Quel poco che di lui sappiamo è che fu vittima dell’egoismo del celebre esploratore James Bruce. Ingaggiato con il compito di documentare per immagini una spedizione sulle tracce dell’antichita' classica, Bruce e Balugani viaggiarono prima in Nord-Africa, poi in Medio Oriente per spingersi fino in Etiopia, alle sorgenti del Nilo Azzurro dove purtroppo Balugani perse la vita. Dopo aver trascorso con lui sei lunghi anni, Bruce cancello' ogni traccia dei contributi offerti da Balugani in quel viaggio da cui il bolognese non torno' indietro.

 

 

Arco di Palmira.

Luigi Vigliotti

Stampa al Platino/Palladio

 

 

Arco di Palmira 

Luigi Balugani (WRT)

 

 

Luigi Vigliotti. Fotografo esploratore sulle tracce di Luigi Balugani

di Giovanni Pelloso (Giornalista e critico fotografico)

 

Ricerche, ricerche. E ancora ricerche. Letture che portano ad altre letture. Giornate intere trascorse in biblioteca. Tra gli scaffali. Tra gli schedari. A unire punti, a scandagliare fondali. L’avventura è già lì, prim’ancora di iniziare il cammino in terra nordafricana. Quando l’anima è già rapita e il cuore batte. Quando una lieve traccia si fa più sicura. Quando quel monumento, così ben eseguito, finalmente ha una certezza di luogo. Quando un nome, quello di Luigi Melchiorre Balugani, sconosciuto anche ai propri concittadini, acquista un volto e una storia. Quando un esploratore dimenticato trova in Luigi Vigliotti un coraggioso alleato. E allora si va alla Royal Library di Windsor, al Center for British Art di Yale e in altre località per consultare disegni, per ricercare quaderni e altre preziose testimonianze con il solo desiderio di ricostruire un quadro veritativo della vicenda umana e lavorativa. Si prendono contatti, si scrivono lettere. E, alla fine, per osmosi, per una sorta di processo empatico, si entra sempre più nella vita e nelle fatiche di questo raffinato esecutore, maestro del disegno architettonico. Se ne percepisce il carico emotivo, tra grandi timori ed entusiastici rinvenimenti. Riportare in luce le opere di Luigi Melchiorre Balugani, allora, diviene per Luigi Vigliotti un impegno nei confronti della storia, dell’arte, ma soprattutto per il riconoscimento di un uomo, vissuto due secoli prima, che, come lui, si innamora dell’impresa, non voltando mai le spalle al proprio impegno.

 

Entrambi esploratori. Entrambi consapevoli che ogni viaggio è trasformazione. Che il percorso è movimento. È attraversamento. Dal noto all’ignoto. Questa è l’essenza di ogni avventura. Partendo, si lascia il proprio ambiente domestico culturale rimanendo disposti all’incontro, al confronto, e alla creazione di identità altre – non si ritorna mai come prima –. Un distacco che è libertà, adattamento, ricerca di un nuovo equilibrio. 

Inoltre, in questo episodio, nell’animo di Luigi Vigliotti si scopre una sfida particolare: viaggiare nel tempo. In questo suo desiderio di ritorno al passato, al vissuto di Luigi Melchiorre Balugani, c’è tutto il suo animo poetico e la sua visione esplorativa del viaggio. 

 

Cieli cupi. Densi di nuvole. Gravi, reali, quasi scolpiti con la fotografia, riconducono a una impermanenza. A una transitorietà. A essere rivelato è l’inafferrabile del tempo metereologico, il suo mutare. Segni di un passaggio, di un mai finito. È l’annuncio di un mondo mai fermo, sempre mutevole, con un proprio ritmo e con una propria legge. Quel cielo si scopre indicatore di un flusso inarrestabile – suo è il permanere nella vita –. Chiaro, il contrasto con l’architettura e con quell’azione operosa dell’uomo il cui fine ultimo è di assicurare la massima resistenza. A celebrarsi è il manufatto, frutto dell’ingegno, e il suo essere lì, fisso, in un mondo che, attorno, si esprime e si espande. Quanti volti. Quante voci, rimbalzate tra mura e colonne, si sono intrecciate. Quante storie, grandi e piccole, l’hanno affiancato, circondato, attraversato. Le memorie si accumulano e si dispongono all’interno di forze materiali. L’opera edificata è raccolta magistralmente nel disegno settecentesco con l’intenzione di fissarne, con precisione massima, vista la tecnica, la bellezza e l’armonia, oltre che per rendersi disponibile alla conoscenza dei più. C’è, sottesa, una volontà di scoperta, di raccolta e di conservazione in linea con lo spirito del tempo. Ma quelle forme antiche, pur mantenendo una presenza, con l’accumularsi dei secoli hanno sofferto una perdita. Con la scomparsa dell’originaria funzione si sono arrese, divenendo sempre più parti di un paesaggio muto. L’antico edificio di pietra vede trasformata la propria presenza e, dunque, il proprio significato. 

 

A mancare, nell’opera di Luigi Melchiorre Balugani, è, spesso, per ragioni di celerità esecutiva o di un mancato interesse precipuo, la relazione del manufatto con lo spazio adiacente e con quel vissuto – è il ciò che accade – sempre animante. Un circostante – il ciò che attorno si raduna – è ricondotto alla fantasia e all’invenzione, all’abilità anche di altre mani esperte che hanno aggiunto elementi naturali e figure in un tempo successivo. Incapaci di cogliere nel disegno quel tessuto di connessione, dobbiamo rimanere fissi sul manufatto, nella sua essenza, vero e unico superstite di quella visita. Smarrito un elemento di conoscenza, guardiamo allora all’opera fotografica di Luigi Vigliotti per poterci ricondurre al suo intero. Al sito e al suo specifico carattere, nella contrapposizione tra forze interne ed esterne, tra paesaggio e insediamento. Tra figura e sfondo. Tra spazio aperto e spazio chiuso. Tra vicino e lontano. Solo così è possibile comprendere il campo di relazione tra l’uomo e tutto ciò che, rivelandosi, sottende al senso di orientamento e di riconoscimento. Questo nuovo luogo, reso evidente in fotografia, dà concretezza alla condizione esistenziale. 

 

Guardiamo, osserviamo, dunque, convinti della ricchezza qui esposta e senza mai dimenticare che ciò che Luigi Vigliotti ha avuto da sempre in animo, sin dall’intenzione primigenia del suo viaggio, e che connota l’intera sua esperienza ed espressione, non è il misurare la dimensione della perdita o il precisare l’eventuale differenza, ma di essere negli occhi e nella mente di Luigi Melchiorre Balugani. Di aver sentito la sua stessa emozione. 

La lettura Corriere della Sera
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